La Regina delle Nevi
Questo post è molto lungo perché la fiaba che oggi riporto lo è.
Quindi mi limito a dirvi che essa ha significati molto profondi, alcuni poco evidenti.
Immergersi in questa storia e comprendere meglio il perché sia tanto amata da grandi e piccini è fondamentale.
Grazie e buona lettura.
La regina delle nevi
di
Hans Christian Andersen
Capitolo 1
Lo specchio e le schegge
Immagine dal web |
C’era una volta un perfido folletto che si dilettava a fare il mago e costruì uno specchio magico. Quel giorno era proprio di buon umore perchè aveva creato uno specchio capace di far sparire tutte le cose belle e buone che vi si specchiavano dentro.
Anche il paesaggio più incantevole, dentro lo specchio appariva come abbandonato e privo di bellezza. I volti delle persone venivano deformati e diventavano irriconoscibili, e anche le più belle persone apparivano repellenti.
E se lo specchio rifletteva qualcosa di brutto, lo rendeva persino orribile.
Il perfido folletto si divertiva un mondo a fare scherzi e a spaventare le persone, mostrando loro quello che lo specchio rifletteva.
E lui rideva, rideva così tanto che un giorno, per tenersi la pancia con le mani a causa delle troppe risate, fece scivolare lo specchio, che cadde a terra frantumandosi in mille pezzi.
Il perfido folletto gridò di rabbia. Il suo gioco preferito era ormai andato perduto.
Le schegge dello specchio erano così piccole e leggere che diventarono una piccola nuvola fatta di mille pezzettini scintillanti, grandi non più di un granello di sabbia, e il vento le sparse per tutto il mondo.
La più grande sfortuna era che ogni singola scheggia di specchio frantumato possedeva il medesimo malefico potere che aveva lo specchio intero.
Alcune schegge si conficcarono negli occhi delle persone, facendo sì che vedessero il mondo come un posto triste e insopportabile in cui dover vivere per forza. Altre schegge si posarono dentro i cuori, trasformando quelle povere persone in esseri privi di sentimenti e di amore.
Quando si rese conto di cosa i frammenti del suo specchio erano stati in grado di fare, il malefico folletto rise ancora di più e continuò a ridere per tutta la sua vita, perché sapeva che tutte quelle schegge sarebbero volate per il mondo e avrebbero portato la tristezza nelle persone per chissà quanto tempo ancora.
Ma non poteva immaginare l’avventura che i suoi frammenti di specchio avrebbero fatto affrontare a due bravi e cari bambini, il giovane Kay e la dolce Gerda…
Capitolo 2
Kay e Gerda
Immagine dal web |
Nella periferia della grande città vivevano due poveri bambini, si conoscevano fin da quando erano nati, essendo i loro genitori vicini di casa, e passavano tutti i giorni assieme.
Le loro case erano molto vicine, tanto vicine che bastava scavalcare una grondaia e attraversare una finestra per passare da una soffitta all’altra.
D’estate i due bambini prendevano le loro seggiole e si sedevano all’ombra dei ciliegi e delle rose nel giardino vicino, dove facevano giochi meravigliosi.
D’inverno, quando faceva troppo freddo per giocare fuori nel cortile, pulivano ben bene i vetri delle finestre per potersi guardare dalle rispettive case. Si salutavano sempre prima di andare a dormire.
Un pomeriggio in cui fuori stava nevicando fitto, Kay e Gerda si erano raccolti vicino alla stufa a fare compagnia alla vecchia nonna.
Quella sera Kay, prima di addormentarsi, pulì con la mano il vetro ghiacciato della finestra e guardò fuori. Dalla casa di fronte Gerda aveva già fatto lo stesso e i due bambini si salutarono.
Gerda spense la candela della sua stanzetta mentre Kay rimase ancora qualche minuto a guardare la neve scendere copiosa. Guardò in particolare un grosso fiocco di neve posarsi sulla fioriera appesa al davanzale della finestra.
Quel fiocco di neve si era posato con una delicatezza inusuale, facendo uno svolazzo molto elegante prima di fermarsi. Dopo qualche istante il fiocco di neve iniziò a ingrandirsi, crescendo fino a diventare una elegante donna fatta di ghiaccio e tutta di bianco vestita.
I suoi occhi splendevano come le stelle e dopo un battito di ciglia incrociò lo sguardo incredulo di Kay. Gli fece un cenno con la mano, che tese quasi ad invitarlo a uscire di casa e seguirla in mezzo alla tormenta di neve.
Kay fece un balzo all’indietro per lo spavento e cadde per terra. Riuscì a vedere una grande ombra che passava davanti alla finestra, sembrava un enorme uccello che aveva spiccato il volo.
Quel freddo inverno passò senza che la donna di ghiaccio si facesse più vedere. Arrivarono finalmente la primavera e poi la calda estate, le rose del roseto sbocciavano ed erano profumate più che mai.
Gerda prese subito il capo di Kay e guardò bene mentre sbatteva gli occhi, ma non vide niente. Il ragazzo, per tranquillizzarla, le disse che forse il granello di polvere se n’era andato, anche se in realtà gli faceva ancora tanto male.
Kay non poteva immaginare che nel suo occhio si fosse conficcata proprio una delle minuscole schegge dello specchio fabbricato dal folletto malvagio. E, per ironia della sorte, una scheggia aveva raggiunto anche il suo cuore.
– Kay! Ma cosa stai dicendo!? – Urlò Gerda al ragazzo. Non si era mai comportato in quel modo e non lo aveva mai visto così arrabbiato.
Kay la guardò con disprezzo e corse via. Da quel momento diventò insopportabile, trattava male anche la povera nonna quando gli raccontava le storie della buonanotte.
La piccola Gerda a poco a poco si allontanò da lui, non capiva il perché la prendesse sempre in giro e usasse sempre parole scortesi con lei. Non poteva sapere che era tutta colpa delle schegge malvagie conficcate nel suo occhio e nel suo cuore…
Tornò quindi l’inverno e, nonostante tutto, prima di dormire Kay puliva ancora il vetro dal ghiaccio e salutava brevemente Gerda.
Una di quelle sere entrambi rimasero a guardare la neve cadere fuori dalle loro finestre. Ad un certo punto qualcosa attirò l’attenzione di Kay, che come un fulmine aprì la finestra e si sporse sul davanzale.
Ma Gerda non credette ai propri occhi quando vide il grande fiocco di neve tra le mani di kay trasformarsi in una bellissima e maestosa donna di ghiaccio. Era la Regina delle Nevi.
La donna prese il ragazzo per mano e magicamente lo accompagnò fino a terra, volando con dolcezza. Lì apparve dal nulla una slitta di ghiaccio trainata da cavalli, anch’essi fatti di ghiaccio.
– Kay!!! – gridò disperata Gerda, ma il ragazzo non la sentiva.
La Regina delle Nevi, prese la testa di Kay e gli diede un bacio sulla fronte. D’improvviso il ragazzo sembrò diventare di ghiaccio anche lui. Salirono sulla slitta e sparirono nella buia notte in mezzo alla tormenta di neve.
– Kay!!! – gridò ancora più forte Gerda, ma ormai Kay non c’era più…
Capitolo 3
Il giardino della maga dei fiori
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Kay sedeva di fianco alla Regina delle Nevi, e nonostante lei gli sorridesse, lui iniziava ad avere sempre più paura.
La neve scendeva copiosa, e loro scivolavano veloci nella foresta buia. Kay iniziava anche ad avere molto freddo, di quel passo in poco tempo si sarebbe congelato.
La Regina delle Nevi continuò il suo viaggio verso il suo castello di ghiaccio. Intorno a loro il vento fischiava e la neve sibilava, mentre Kay riposava nel suo abbraccio.
Gerda pianse tutta la notte e non riuscì a dormire. Tutto il paese aveva preso parte alle ricerche di Kay, ma nessuno ne trovò la benché minima traccia.
Per Gerda quello fu un inverno lungo e buio.
Quando arrivò la primavera, la ragazza prese coraggio e si disse: “devo ritrovare Kay!” e, infilandosi le sue scarpette rosse, partì.
Viaggiò a lungo, finché non arrivò ad un fiume dov’era attraccata una barchetta: sembrava la stesse aspettando.
Gerda salì sulla barca e, come d’incanto, la corrente la portò via. “Forse il fiume sa dove posso trovare Kay” pensò.
La barca oltrepassò campi e alberi, fino ad arrivare ad un giardino con un ciliegio e una strana casetta, che aveva strane finestre rosse e blu e il tetto di paglia. Lì la barchetta si accostò alla riva e si fermò.
Gerda scese dalla barca mentre dalla casetta uscì una donna molto anziana. Si appoggiava a un bastone e indossava un ampio cappello di paglia con sopra dipinti degli splendidi fiori.
L’anziana signora l’ascoltò e le disse di non essere triste. La invitò poi a stare da lei per qualche tempo, avrebbe potuto raccogliere le ciliegie e sentire il profumo del suo giardino pieno di fiori.
Gerda iniziò a mangiar ciliegie, e la vecchina prese a spazzolarle gli splendidi capelli dorati. Più glieli spazzolava, e più Gerda si sentiva serena e tranquilla.
L’anziana signora la ospitò nella sua casetta per la notte e il giorno seguente portò Gerda a vedere il suo giardino pieno di fiori. Erano di tutti i tipi ed erano tutti meravigliosi. C’era solo una piccola porzione di giardino senza fiori e di terra brulla, ma Gerda non vi fece caso.
Mentre passavano la giornata a raccontarsi le loro vite, la vecchina continuava a spazzolare i capelli di Gerda, e la ragazza era ogni giorno sempre più serena e pensava sempre meno a Kay. Finché non se ne scordò del tutto.
La vecchina era in realtà la Maga dei Fiori, una strega buona che cercava soltanto un po’ di compagnia. Ascoltando la storia di Gerda aveva fatto sprofondare le rose del giardino sotto terra, in modo che lei non potesse vederle. E con un incantesimo, mentre le pettinava i capelli, le faceva perdere il ricordo di Kay.
Le giornate passavano veloci e spensierate, Gerda curava il giardino e la vecchina col cappello di paglia le stava accanto.
“Le dona proprio quel cappello di paglia” pensò Gerda mentre innaffiava dei gerani. Poi guardò meglio i fiori dipinti sul cappello, e vide una rosa proprio come quelle che stavano nel suo giardino di casa e che piacevano tanto anche a Kay.
– Kay!! – gridò Gerda come risvegliandosi da un sogno – devo trovare Kay!! – si guardò intorno, spaesata, era ormai quasi autunno e non aveva ancora trovato Kay.
Si inginocchiò in lacrime proprio nel pezzo di giardino privo di fiori, una goccia cadde sul terreno e subito sbocciò una rosa.
Gerda salutò di fretta la Maga dei Fiori che la pregò invano di rimanere, e corse via per il bosco più veloce che poteva. Dal cielo stava iniziando a cadere qualche piccolo fiocco di neve.
Capitolo 3
Il principe e la principessa
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Dopo aver corso a lungo per i boschi, Gerda si riposò sotto un grande albero.
Gerda ascoltava il corvo rapita.
Camminò veloce seguendo il corvo in volo. Arrivarono al giardino posteriore del castello, poi si infilarono nelle stalle e in fondo, mezza coperta dalla paglia, trovarono una piccola porta. In quel momento comparve anche la cornacchia, che portava un mazzo di chiavi nel becco. Lo fece cadere proprio ai piedi di Gerda, lei prese le chiavi e aprì la porta.
Davanti a loro si apriva uno stretto corridoio, attraverso il quale Gerda seguì la cornacchia. Camminarono attraversando piccoli stanzini e ampi saloni, finché non furono in una camera da letto. Lì qualcuno stava dormendo, ma Gerda intravedeva solo una nuca di un giovane illuminata dalla fioca luce della luna.
Così Gerda partì e, poco dopo, si ritrovò fuori dal regno alla ricerca delle tracce di Kay.
Capitolo 4
La figlia del brigante
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Gerda stava attraversando la foresta buia, la sua carrozza sfavillava e brillava, e non ci volle molto prima che attirasse l’attenzione dei banditi.
Era Paska, la figlia della Regina dei Briganti. Tutti si misero a ridere, e sua madre fece fatica a nascondere l’imbarazzo, ma alla fine acconsentì perfino a regalarle la carrozza.
Gerda si coricò accanto a Paska. Faceva fatica ad addormentarsi, tanti pensieri si affollavano nella sua testa. Paska si addormentò subito e russava ormai sonoramente quando un colombo bianco si posò vicino alla loro tenda e iniziò a tubare “Tuuuu… tuuuu… tuuuu…” faceva il colombo.
Gerda si voltò a guardarla per un ultimo saluto, di fronte a lei ora si stagliava il cielo illuminato dalle aurore boreali.
Capitolo 6
La donna di Finlandia e la donna di Lapponia
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La renna, con in groppa Gerda, correva così veloce che sembrava letteralmente volare in mezzo alla foresta. In lontananza si sentivano gli ululati dei lupo, sopra di loro un’aurora boreale di fuoco illuminava la strada.
Si fermarono solo quando giunsero presso una piccola casetta in Finlandia, così piccola che per entrarci bisognava accucciarsi.
Dentro c’era solo una vecchia donna della Finlandia, che stava cucinando del pesce sul fuoco. La donna le accolse e le invitò ad accomodarsi. Dentro la casetta faceva così freddo che Gerda batteva i denti e non riusciva a parlare.
Gerda si tolse praticamente tutti i vestiti, mentre la renna poverina faceva fatica a stare in piedi per l’eccessivo caldo, tanto che la vecchina le posò un pezzo di ghiaccio sulla fronte.
Gerda diede poi il pesce secco alla donna che lo lesse attentamente fino ad impararlo a memoria. Poi lo gettò nella pentola a cuocere perché il cibo non andava sprecato.
Ascoltò anche lei la storia di Gerda narrata dalla renna, poi diede del cibo alla ragazza e con un cenno della testa indicò alla renna di seguirla in un’altra stanza.
Capitolo 7
Nel castello della regina delle nevi
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Nessuno stava di guardia al cancello d’entrata del castello. Avvicinandosi, Gerda vide che le pareti erano fatte di neve pressata e ghiaccio. Salì i gradini che portavano alla porta d’entrata, che era spalancata, ed entrò.
Un lugubre silenzio aleggiava in tutte le gelide stanze che formavano il castello. Erano più di cento stanze fatte di ghiaccio e neve, tutte illuminate dall’aurora boreale.
Il salone principale sembrava infinito, al suo centro c’era addirittura un lago ghiacciato. Appena oltre il lago svettava l’imponente trono di ghiaccio della Regina delle Nevi, alto decine di metri, vuoto e ricoperto di neve fresca. Sembrava che il palazzo fosse completamente deserto.
Gerda cominciò a correre più veloce che poteva, quasi cadde, ma continuò finchè non arrivò da lui e lo abbracciò più forte che poteva. Era ghiacciato.
Gerda lo abbracciò ancora più forte, i loro visi erano così vicini che le sue lacrime si posarono sulle guance di Kay ghiacciando all’istante. Ma una di queste lacrime, come per miracolo, cadde nei suoi occhi.
Gli occhi di Kay ebbero un barlume di vita, quasi sembravano aver riconosciuto Gerda, la guardarono, si inumidirono e finalmente piansero. Piansero così tanto che le sue lacrime riuscirono a portare via la scheggia di vetro che ancora aveva negli occhi.
Per l’emozione Gerda strinse ancora più forte Kay e pianse ancora di più. Un’altra sua lacrima cadde sul suo cuore di ghiaccio e portò via l’altra scheggia di vetro che vi albergava dentro.
Kay stava ritornando il ragazzo gentile e spensierato che era sempre stato. Iniziò a raccontare a Gerda di come, quando era stato rapito dalla Regina delle Nevi, non riuscisse a ribellarsi a lei nè a contrariarla, anzi gli sembrava che quel gelido e tetro castello dove lo aveva portato fosse il posto più bello del mondo.
Spiegò alla ragazza che la Regina delle Nevi erano ormai giorni che era andata via dal castello, e non sapeva nemmeno lui dove. Forse era andata a cercare divertimento portando il gelo nel cuore di altre persone…
Gerda e Kay si presero per mano e, fianco a fianco, uscirono dal castello. Ai piedi della scalinata d’entrata li stava aspettando la renna, che li fece salire in groppa e li portò dalla donna della Lapponia.
La donna della Lapponia li sfamò e li fece riposare. Il giorno successivo, sempre in groppa alla renna, viaggiarono fino alla donna di Finlandia, che li abbracciò e diede loro tutte le provviste per tornare a casa. Gerda e Kay salutarono lei e la renna e s’incamminarono.
Giunsero nella foresta, dove su un maestoso destriero incontrarono una ragazza: era Paska, la figlia della brigantessa. Aveva deciso di viaggiare il mondo da sola alla ricerca delle avventure che aveva sempre sognato, e li accompagnò ai confini del regno.
Nel cortile di casa ritrovarono le loro piccole seggioline, e si sedettero tenendosi per mano. Erano diventati adulti, eppure sembravano ancora due bambini, bambini nel cuore,
C’erano le rose sui davanzali delle finestre ed era già estate, una calda e splendida estate.
Storia ed immagini prese dal web
molto bello il post!
RispondiEliminaTi ringrazio tantissimo Olga. Merito della splendida fiaba. 😘
EliminaL'ho letta e mi ha emozionato, una favola carica di significati, grazie Pia, la condividerò con ke colleghe. Buona domenica. Un abbraccio.
RispondiEliminasinforosa
Già, proprio così. Felice che ti abbia emozionato.
EliminaBuona Sabato sera e Domenica, grazie Sinforosa! 💋
Grazie Pia per questo post, non avevo colto tutti i significati della storia, forse perchè non mi ero soffermata molto.
RispondiEliminaUn abbraccio!
Bentornata carissima Joanna.
EliminaMi fa davvero piacere. Spesso non ci accorgiamo di quanto siano preziosi certi racconti.
Grazie, abbraccio fortissimo.
Una bellissima favola per insegnare alle persone già dalla tenera età cosa può fare un cuore candido e sincero. Le brave persone soffrono ma il fatto di cercare sempre il bene, essere rispettosi e amorevoli, le aiuta più di quanto qualsiasi atto riprovevole potrebbe mai ostacolarle.
RispondiEliminaBravissima Flo, concordo con tutto ciò che hai scritto.
EliminaGrazie di cuore.
Forse hai anche tu il monitoraggio dei commenti ed è per questo che il commento non è stato subito pubblicato ma comunque ti ringrazio per aver condiviso questa bellissima favola.
RispondiEliminaSì, pubblico il commento dopo aver approvato. Ma figuranti Fio, grazie infinite a te!
EliminaGrazie per questa bella favola
RispondiEliminaUn caro saluto
Grazie a te per averla letta. Un forte abbraccio Giorgio.
EliminaLa conosco bene questa fiaba, ho visto anche il bellissimo film di animazione di Lev Atamanov che ne è stato tratto, un film datato (risale al 1957) ma con una magnificenza grafica e espressiva ancora di grande impatto.
RispondiEliminaGrazie Ariano! Non lo ricordavo e sono andata a curiosare. Molto bello, hai ragione. Proprio non lo ricordavo, forse l'ho visto quando ero piccolissima.
EliminaTi ringrazio tantissimo!