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Giochin giocando: "Nicole era il suo nome"

 

Nel mio giochino di oggi voglio regalarvi un incipit per un racconto: 


"Nicole era il suo nome. 

Un tempo una dolce bambina che viveva con tutta la sua famiglia fuori dal centro della città di Uman'. Un luogo di grande bellezza, immersa nel verde dove primeggia un magnifico grande parco, quello di Sofiïvka." ... 


Immagine dal web 

Immagine dal web 


Invito tutti a partecipare per un lieve divertimento su ciò che amiamo o su ciò che vogliamo sperimentare. 

Continuate voi, con la vostra fantasia, so che ci regalerete qualcosa di magnifico ed esaltante. 

Io nel frattempo aggiungo il mio piccolo contributo. 


Forza amici, vi aspetto! 

... E buona Domenica! 

❤🦋❤🌼❤🌻❤ 

... 

... "Si ricorda di come era bello, in Primavera, passeggiare per quelle vie tutte ordinate e colme di fiori che iniziavano a sorriderle. 

Lei bambina si sentiva chiamare e spesso si tuffava su quei prati d'erba nelle magnifiche giornate di primo sole. Accadeva quando i genitori, entrambi biologi, si occupavano di quel magnifico  parco. Lavoravano lì da diversi anni, gli stessi suoi di vita. Lei sgaiattolava via senza farsene accorgere e finalmente si sentiva libera e viva, divertendosi a guardare il risveglio della natura, tra farfalle svolazzanti, api affamate, uccelli volteggianti e fiori dai mille colori. Ne raccoglieva qualcuno ogni tanto, di nascosto, per poterne regale alla mamma che seppur felice del pensiero la rimproverava sempre col suo sguardo intenso e meraviglioso. 

Quanti dolci ricordi aveva e non riusciva a liberarsene. Non riusciva a comprendere il perché di ciò che invece ora era divenuto quel luogo. 

Nicole oggi ha una bimba con gli stessi occhi di sua madre, persa in un conflitto senza senso. Suo padre ed il marito sono riusciti a metterle in salvo su una piccolo bus, tra bombe in lontananza pronte a distruggere tutto il loro passato felice. 

Loro resteranno lì, vorrebbero venire ma non possono, sono obbligati a restare per difendere quel poco che rimane di una ridente cittadina. 

La paura nei loro sguardi che anche la sua piccola comprende, nonostante la sua tenera età. Eppure avrebbe dovuto vedere altro, avrebbe dovuto fare come lei. Giocare, correre spensierata e rubare qualche fiore per lei. 

Loro restavano lì pronti a ricostruire e rinnovare tutta quella bellezza che ormai era solo nei loro ricordi. Pronti a riportare quei colori e quei profumi se solo si fossero salvati alla fine del terribile conflitto. 

Lo schianto dei loro cuori si sentiva forte mentre il pulmino si allontanava sempre più lontano, sempre più lontano, fino a divenire un puntino perso nel grigiore di polvere e cemento. 


Pia" 


P.s. È un racconto di fantasia. Spero in realtà che tutta la bellezza del Parco sia ancora intatta. 

Spero che non accada nulla di sbagliato che possa distruggere la fortezza di una natura che ci ha messo anni per divenire come sembra che sia. 

Spero che le persone fuggite da qui possano tornare presto in questi luoghi fantastici. 

Lo spero davvero. 

Commenti

  1. Speriamo tutti non avvenga nulla di sbagliato. Solo che sta già avvenendo.

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  2. Cara Pia, lo speriamo tutti !!! Mi hai commossa, con questo tuo racconto, tutti i bambini hanno il diritto di vivere in serenità , su prati d'erba, in giornate di sole ! Provo tanta tristezza, pensando a loro. Un caro saluto.

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    1. Grazie Mirtillo. Se penso a loro mi si stringe il cuore.
      Oggi ho ascoltato dei dialoghi che riguardavano proprio loro e del fatto che non riescono a piangere. Questi bambini non riescono a piangere! Significa che hanno perso già l'incanto della loro infanzia. Un trauma così grande questo che non so se potrà mai essere recuperato.
      Un saluto speciale a te!

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  3. Meraviglia....
    I cartelli parlavano e indicavano nn solo l'itinerario da seguirà ma anke le bellezze chi di lì a poco eravamo chiamati ad ammirare.
    Meraviglia un albero dei desideri, il mio:
    Pia più coincisa
    Nn ti offendere sei nel mio cuore comunque

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    1. Grazie Andrea!
      No che non mi offendo, solo che non ho capito cosa intendi.
      Sei nel mio cuore anche tu, ormai l'avrai capito. Abbraccio!

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  4. Diventare adulti significa anche sapere che il male esiste e sempre esisterà perché fa parte dell'umano. Se noi vogliamo il bene e cerchiamo quotidianamente di farlo siamo preziosi e dobbiamo cercare che il male non ci tolga la speranza. Quindi dobbiamo continuare a restare forti per noi e per gli altri. Se ci lasciamo abbattere dal male lo rendiamo più forte. Quindi cerchiamo di rimanere forti e di mettere in pratica ciò in cui crediamo.

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    1. Hai scritto parole molto giuste caro Giorgio.
      Spero che le leggano tutti.
      Mai perdere le speranze e mai farsi abbattere dal male. Anzi bisogna aiutare più che si può affinché nessuno la perda questa fiducia nel futuro, qualunque esso sia.
      Grazie, buona serata!

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  5. Ho letto tutta la storia e se non ti dispiace, vorrei continuare da dove tu hai lasciato.

    Mentre Nicole e sua figlia trovavano sostegno e conforto con gli abitanti dei parchi vicini, suo padre e suo marito facevano tutto il possibile per tenere lontani gli uomini di Poco'un e salvare il loro parco. A breve, la notizia dell'invasione di Poco'un giunse alle orecchie degli abitanti di tutti gli altri parchi che decisero di aiutare gli abitanti di Uman senza ferire o uccidere i cittadini di Rostok, il paese che Poco'un conduceva con fare dittatoriale. Bloccarono dunque l'afflusso di un fiume che bagnava le terre di Rostok e lasciarono dei messaggi per gli abitanti di Rostok facendo sapere a loro le malefatte di Poco'un e dei suoi accoliti.
    Quando la gente lo venne a sapere, uscirono in strada per protestare e far sapere a Poco'un che non erano d'accordo con l'invasione di Uman. Poco'un e i suoi fedeli misero in prigione la gente che protestava ma poco a poco il loro numero accrebbe e Poco'un non riuscì più ad imprigionare la gente perché anche i suoi soldati iniziarono a ribellarsi. Il popolo di Rostok riuscì dunque detronizzare il dittatore Poco'un ed eleggere un nuovo condottiero che fermò subito gli attacchi a Uman.
    Nicole e sua figlia ritornarono a Sofiïvka, ritrovò il padre e il marito, provati dalle sofferenze ma volenterosi di ricominciare e ricostruire le loro case. La gente si impegnò e con qualche aiutino riuscì a ricostruire il loro parco più bello di prima. Le primavere successive la natura regalò piogge e sole e Uman rifiorì ancora più bello e ricco che mai.

    Non so come andrà a finire realmente ma io spero che alla fine la pace vincerà senza altri spargimenti di sangue.
    Un abbraccio cara Pia e ti ringrazio per averci dato la possibilità di immaginare un finale a questo calvario.

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    1. Hai fatto bene Flo. Chi desidera scegliere da dove iniziare a scrivere è libero di farlo.
      Quel che conta è l'idea, l'ispirazione, la storia, il racconto e chi vuole anche la poesia... liberi di scegliere.
      Il tuo racconto è bellissimo!
      Colmo di significato e con un lieto fine che spero si avveri presto. 😉
      Grazie di cuore mia bellissima amica, un forte abbraccio!

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  6. ... ma Nicole ignorava l'importanza della memoria.
    Con il trascorrere del tempo la ricerca di un'affermazione sociale, il desiderio di essere riconosciuta dal "gruppo", ha preso il sopravvento, lentamente si dimenticò della sua infanzia, del meraviglioso parco, fino a dimenticare il proprio nome.
    Non era più Nicole, era diventata una delle tante, accettata ma allineata al pensiero unico, aveva scordato le sue radici, aveva dimenticato chi era, aveva consegnato all'oblio la propria anima, il parco non era mai esistito, lei stessa non aveva mai vissuto.

    Ciao Pia, un abbraccio.

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    1. Ebbene si può accadere anche questo. 😐
      Una volta distrutto anche il ricordo ci si adatta scomparendo nella massa. Che tristezza. 😔
      Grazie di aver partecipato al gioco.
      Ti abbraccio forte anch'io. Ciao Romualdo.

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  7. Che noia, pensò chiudendo il libro. Questa Nicole doveva essere proprio una... una gran barba, sì. A chi interessava uno stupido libro? L'aveva aperto solo per noia. La roba del nonno era così... sì così, insomma, no? Già, stufosa, ecco. Che poi... beh, sì poi era tutto stufoso. I libri erano una perdita di tempo, chi gliel'aveva fatto fare di scendere in cantina?
    Mentre tornava alla televisione, si chiese un momento perché alle volte non gli venivano le parole. Come se gli mancassero le cose lì... le idee?
    Ma il pensiero svanì rapido com'era nato.

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    1. Ahahahah... ma no, poverina.
      Ha snobbato tutta la storia.
      Ha ragione che scende a fare in cantina, meglio la tv. 😏
      E se le idee non vengono e chi se ne fre...
      Ahahahah...
      Bravissimo come sempre Marco.
      Grazie di cuore! Un forte abbraccio.

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