Vincenzo Iacoponi: Maratona di poesia
Scrivere di Vincenzo non è semplice.
La sua era estrema personalità.
È strano perché per me è ancora con noi. Attendo il suo pronto, colto, intelligente o ironico parere .
A volte penso: Chissà che direbbe lui ora.
Ecco. Questo è ciò che mi ha lasciato di profondo.
È stato come un indomito cavaliere pronto a salvarci dalle insidie del web, come è accaduto "qui" o moderatamente romantico quando parla del suo più grande amore "qui ". Grande il suo ironizzare come "qui" oppure, ancora, sorprendente quando "qui" mi disse di voler continuare a scrivere un racconto che gli avevo ricordato... lo aspetto ancora, sigh!
Lui mi ha spronato e dato coraggio tirandomi spesso amabilmente le orecchie se provavo a mollare.
Era anche un esperto artista. Ma non amava scriverne. Quindi mi fermo qua.
Non ci ha mai lasciati lui e non accadrà mai fin quando chi l'ha conosciuto ne terrà vivo il ricordo.
La mia poesia preferita che aveva scritto negli ultimi tempi è la stessa di Daniele "Ode alle parole".
Ma io lo conosco da tanto e ne scelgo una che mi ha stupita letteralmente.
Lui stesso ne andava fiero e credo proprio che avesse ragione.
Il suo nome è
(Per leggere nel blog di Vincenzo Iacoponi cliccate sul titolo)
rimbalza sulle creste delle cento colline
che circondano la vallata dove
continuo a vivere incontinente e fioco
a dispetto dei miei tanti non estimatori
riuniti in centurie attestate ai lati
delle strade in attesa del passaggio
del mio funerale.
Ho già sentito nella carne
l'urlo della terra violentata
e maledetta
penetrarmi a fondo dentro le costole;
abusivo in questo territorio desolato
non mi nascondo più
né mi proteggo:
i cani scatenatemi contro mi troverebbero
anche sepolto sotto cumuli di memorie,
di tempeste secolari, di rigurgiti
dei tanti veleni inghiottiti e mai digeriti
in cui galleggio, liquami infetti
dai quali non posso separarmi
e non riesco nemmeno a purificarmene.
Accelerando il ritmo del battito cardiaco
quel tanto che basta
a una semplice sopravvivenza
sento la terra respirare
e fremere e indugiare, inghiottendo
sapori nuovi lentissimamente per meglio gustarli,
e misurare il volume dell'aria
lasciata ondeggiare dal vento
e mai più prendere alcuna
decisione, rimanendo immobile
con gli occhi fissi alle gobbe
delle colline tutte intorno,
trattenendo il fiato
per lasciare inalterate luci e ombre,
trascurando di accorgermi delle cartilagini
di meteoriti di passaggio
che si avventano su di me,
fuoco che non riscalda
di un sole ucciso all'alba.
E adesso che ho trascritto le mie
riflessioni indigeribili la mia anima è perduta,
sacrificata ai mille demoni originali,
venduta ai diecimila santi
elevati alla gloria degli altari da un popolo
di pontefici traditori del vero Dio,
millantatori dei cento Cristi
clonati dal primo e mai crocifissi
nemmeno per gioco il giorno
della Pasqua ebraica,
nemmeno una stilla di sangue versato,
nemmeno una goccia di sudore
spremuto perché mai salirono il sacro monte.
E chi come me li disprezza viene
rinnegato da tutti e bollato di infamia.
(andante)
Cosa pensava quell'angelo
caduto a precipizio a testa in giù
mentre vedeva la terra
avvicinarsi a velocità vertiginosa
infocata meteorite di se stesso?
Gli avevano spezzato le ali,
strappato di mano il segno del comando,
scagliandolo nel vuoto assoluto
solo per avere detto un NO sonoro,
decisivo, a un comando che non riusciva a capire,
che non poteva discutere.
"Pensate con la vostra testa, diceva il despota;
discutiamone pure tutti insieme, siete
liberi di pensarla diversamente,
discutiamone dunque, purché
facciate poi quello che vi ho ordinato io"
Così aveva parlato il grande impostore,
il burattinaio massimo
e i cieli si spaccarono impauriti,
i tuoni e i fulmini si nascosero
nelle tenebre. E fu allora che l'angelo
più luminoso di tutti oppose il suo diniego
e subito fu scaraventato nel vuoto assoluto.
Nulla pensava l'angelo in caduta, tutto malediceva
chiedendo alla sua Sorte di conficcarlo
nel cuore della terra
dove rimanere in eterno senza più nulla vedere,
senza più nulla sapere, ma il suo
crudelissimo creatore altro aveva previsto
per il suo figlio ribelle, il più intelligente,
il geniale, quello ancora più bello di lui
e lo lascia planare al suolo
che gli divenne soffice sotto i piedi
perché in eterno dovesse
disperare lo splendore della casa perduta.
Da allora ci sono momenti
in cui tutto accade e niente succede
e quella fu la prima volta che da allora
si ripete sempre più spesso.
Santi misteriosi e arcangeli asessuati
si sono infiltrati da quel fatale momento
nello spazio lasciato libero
dall'angelo caduto
mai raggiungendo però le vette
e gli sprofondi del primo e unico
e irripetibile.
(adagio)
L'hanno costruita da tempo questa strada
solamente in salita,
per scendere bisognerebbe retrocedere,
indietreggiare, rinunciare.
Questa è una strada per uomini
decisi, per donne di cosce solide
e carattere ferrigno;
questa è una strada dove non
si può dire ne ho abbastanza, mi fermo
qui, andate avanti voi senza di me.
Più tardi passeranno
autobotti blindate che succhiano
tutti quelli fermi ai bordi
della strada, nel loro pancione
gonfio li inghiottono e dopo
non se ne saprà più niente.
A questa strada la Sorte
ci ha consegnato ma non dobbiamo
maledire la Sorte, non serve a nulla,
ché tutte le strade qui
sono uguali a questa.
Bisogna arrivare alla fine della
salita senza più chiedere notizie,
senza sapere cosa troveremo.
Forse il palazzo dell'oro,
forse il precipizio definitivo,
ma a nulla servirebbe appurarlo adesso,
ché non si può evitare di salire
fin lassù, inutile qualsiasi
precauzione, ma avanzare decisi
senza fermarsi nemmeno per bere un sorso
d'acqua, senza chiedere, senza
lasciarsi sorprendere da nulla.
Intanto muore il pianeta soffocato
dall'indifferenza, inaridito
dalle ustioni dell'antica stella
non più amica, che gli succhia
umidità e umori dalle vene,
appiattito dall'effetto serra,
dal mare che si innalza
per via dei miliardi di metri cubi
di ghiacci polari disciolti
mentre appena sotto la coltre dei veleni
enormi schermi oleografici
trasmettono ininterrottamente
le curve della morte che si impossessa
delle ultime prede accessibili.
Alzando il naso potrebbero tutti osservare
la lenta agonia di quello
che fu definito il pianeta blu,
la prima meraviglia dell'Universo,
ma tutti procedono a capo chino
e nessuno sembra avere più voglia
di conoscere quello che capiterà domani.
(vivace)
Discolparsi di fronte al creato
è un atto dovuto quando si prende visione
dei millenari danni arrecati
per ambizioni personali,
orgogliose rincorse all'effimera bellezza
idealizzata magari da artisti inconsapevoli
deturpando tesori naturali,
rapinando al sottosuolo pietre
preziose e metalli raffinati
per questo distruggendo
ciò che in milioni di anni di solitudine
il tempo aveva abbarbicato a rocce
profondissime e silenti.
La natura violentata
non si ribella e non impreca
né condanna.
Si libera dei suoi dolori e delle sue delusioni
emettendo note musicali
coi suoi mille strumenti:
lascia stormire come flauti bassi
le sue foreste
sollecitate in cento direzioni
da venti modulatori
e consensienti, autori di flessioni
ritmiche, allegre ma non troppo,
audaci, mai ripetitive
non orecchiabili dai silenzi del cosmo;
danzano immagini goffe
irriducibili, smembrate,
sogni decapitati all'alba,
tentativi di cogliere
significati da ombre che nessuno ne danno;
li mantiene vivi
l'illusione di poter sempre uscire vittoriosi
da qualsiasi conflitto,
che è il tallone di Achille
di questo nostro vivere sgangherato.
A guardarle bene sono offuscate
sagome di memorie lontane
profanate ogni notte,
seni vizzi di donne mai esistite
che versano liquido acido e maleodorante
che non è colostro ma veleno
per distruggere neonati.
Nessuno gode di questi immondi spettacoli,
nessuno però se ne duole veramente,
la cosa è accettata per buona,
per una calamità necessaria, come tante
con inumana insensibilità,
con sadica indifferenza, col piacere
di chi vede che il male è comune
e la sofferenza dilaga trionfante,
e poi affacciarsi tutti sul mare della morte
magari per scaricarvi vagonate
di corone di fiori a rinfrescare lo spirito
galleggiante di migliaia di morti annegati
che si lamentano ancora,
e il murmure si fonde allo sciabordio
delle onde sullo scafo del battello che abbiamo
noleggiato con tutta la squadra televisiva
per fare la nostra porca figura
sul telegiornale delle venti e trenta.
Gli occhi puntati sulla cresta delle onde
a catturare ombre di bambini annegati,
i microfoni affondati sotto il pelo dell'acqua
a cogliere l'ultimo borbottio dei morti.
"Mare.
Non avevo mai visto il mare, capotribù.
Pensare che mi avevano detto
che fosse blu.
Invece è nero, nerissimo questa notte
come il colore della
mia pelle.
Il gommone che mi reggeva a galla
è affondato da qualche parte
e in questo mare io non mi ero
mai mosso prima.
Invento tutto e per un po'
galleggio, ma devo muovermi
non riesco a star fermo
e subito affondo.
Non si riesce a respirare
qua dentro
e io adesso incomincio
a galleggiare dentro questo
mare,
sopra e sotto lo sento
e tanti stanno come me.
Io adesso mi sento mare, capotribù,
ora son io mare, io e questi
fratelli miei
ed è meraviglioso
lasciarsi andare verso il fondo
senza soffrire, senza affannarsi, senza
pensare più a niente,
solo guardare
il mio fondale
del mio mare
che accoglie me abbracciandomi
come un fratello"
*****
Scritta tra aprile e agosto 2017;
finita di assemblare il 6 ottobre 2017
a Maximiliansau
Qualcosa nel profondo mi dice che m sto commuovendo quindi mi fermo qui.
Tra i ricordi più preziosi che ho c'è lui e questo non cambierà mai.
Grazie Vincenzo/Enzo... 🤣😀😁 ( uno scherzetto tra me e lui).
Ciao. ❤
Gli amici che partecipano all'iniziativa e che hanno deciso di ricordarlo oggi sono:
MARIELLA DI : DOREMIFA-SOL, LIBRI E CAFFÈ
Grazie Pia hai trovato delle parole molto sentite e toccanti per ricordarlo ed hai scelto un altro suo capolavoro. Ci manca tanto lo so.
RispondiEliminaGrazie a te Daniele!
EliminaCi manca.
Ciao carissimo.
Grazie Pia.. bellissima questa tua dedica ...scritta di cuore..
RispondiEliminaGrazie a te Franco, felice che ti sia piaciuto. Ciao. 😗
EliminaCi ho interagito pochissimo ma avevo scoperto che era originario della mia città, è bello vedere che ha lasciato un così bel ricordo a tutti.
RispondiEliminaAriano mi dispiace tu l'abbia conosciuto tardi, son certa che ti sarebbe piaciuto tanto.
EliminaNessuno lo potrà mai dimenticare e siamo solo nel virtuale. 😀 Almeno per me è così. Ciao e grazie per le tue sentite parole.
❤️
RispondiEliminaUn semplice cuore che include tutto, emozioni e parole. Grazie di cuore Patricia.
EliminaIndimenticabile uomo e poeta.
RispondiEliminasinforosa
Verissimo Sinforosa, grazie. So che lo amavi e stimavi anche tu. Ciao e buona serata. 😙
EliminaNon lo conoscevo, ma farò ammenda perché certe persone devi conoscerle per godere di altre poesie straordinarie.
RispondiEliminaCiao fulvio
Fulvio, lui era sempre presente nei nostri blog. Se leggi alcuni vecchi post ovunque, potrai scoprire molto di lui. Non si risparmiava mai e non aveva peli sulla lingua. Ma nel suo blog c'è il suo io più profondo, lì proprio non devi mancare. Un forte abbraccio e bacio. Grazie!
EliminaTutti assieme appassionatamente, ognuno con il proprio stile , e a ognuno di noi starà rispondendo con il suo spirito arguto ed affettuoso.
RispondiEliminaCri
Hai ragione Cristiana è proprio così. Tutti hanno scritto secondo il proprio io e tutto ciò è grandioso, a dir poco meraviglioso.
EliminaSecondo me ora ci sta mandando tutti a quel paese (lui avrebbe trovato un termine più appropriato) ahahahah... 😉😁
Tu si che lo conoscevi 😁
EliminaDici Patricia! Mi sa che tu e tutti gli altri mi superate di brutto. 😘
EliminaGrazie Pia per avermi fatto conoscere un opera .
RispondiEliminaVincenzo era tutto quello che ha scritto , tante sfaccettature...la sua arte e la sua grande umanità.
Per quel poco che l’ho conosciuto non credo di sbagliarmi.
Mamma mia che sinfonia , veramente un poema quasi epico quello che hai scelto di lui.
Passa da tua sorella che ho lasciato un commento più corposo per ricordarlo e per ringraziarvi di averlo ricordato oggi.
Ciao
Le scelte personali di ognuno fanno quasi un quadro completo di lui e del suo ricordo qui.
EliminaGrazie Max, hai ragione sul suo poema epico.
Attendo il tuo commento che prevedo strepitoso. Ci rileggiamo da Mari. Ciao.
Pia, hai scelto un poema, lui ne sarebbe stato orgoglioso. C'è tutto, la sua irruenza, la sua intelligenza, la sua enorme cultura, il suo cuore, i suoi desideri. Lo dipinge perfettamente, lui era così. E per noi resta l'amico, che ci ha preso in giro, confortato, sostenuto, amato. Le sue poesie sono il dono più prezioso che potesse lasciarci, spero con tutto il cuore che la sua famiglia trovi il modo giusto di preservarle dal tempo. Grazie di cuore per avere condiviso l'iniziativa e per le bellissime parole che hai saputo trovare per ricordarlo. Vero, non lo dimenticheremo mai, non è possibile. Ti abbraccio forte.
RispondiEliminaChe dire... mi hai commossa ed emozionata.
EliminaGrazie Mariella per la bellissima idea che hai avuto.
No, e chi lo dimentica!!!
Bacio. ❤
Parole profonde.
RispondiEliminaSereno pomeriggio.
Grazie Vincenzo. Non avrei saputo fare e scrivere diversamente.
EliminaBuona serata! Bacio.
Come già scritto nella Agorà, il nome non mi è nuovo,ma sono stata evidentemente distratta e non l'ho incontrato come avete fatto voi tutti che lo ricordate con tanto affetto. Posso raccogliere le sue tracce nel suo blog insieme all'interazione con i suoi amici cosiddetti virtuali. Grazie e buona domenica.
RispondiEliminaCiao Graziana. Ho letto da Daniele il tuo tenerissimo intervento.
EliminaTi ringrazio tanto. Anche se non hai avuto un grande contatto, son certa che hai apprezzato anche tu le sue parole.
Nel suo luogo però incontrerai tutto di lui, non si risparmiava, anzi... vedrai che lo ameraai anche solo leggendolo.
Grazie a te per le belle parole e per il tuo interesse.
Un abbraccio e buona Domenica.