Chi mi segue

La mia avventura, la mia vita.



Lavoravo in una grande azienda.
Mi rappresentava. Ero velocista, stacanovista sempre attenta alle ultime novità sul mercato.
Era tutto una continua compravendita, ero molto brava nel mio lavoro. Forse troppo.
Così tra promozioni su promozioni divenni il primo vice dirigente e vice amministratore della Street Motors Fast.
Prima però la vita era davvero monotona.
Uscivo di casa alle 5 del mattino. Tra metropolitana, corse tra i vicoli e cambi mezzi riuscivo sempre ad arrivare puntuale sul lavoro. Non facile in una città grande come la mia.
Adoravo guardare quelle auto quando entravo in azienda.
Tutte lucide, moderne e pronte a strizzare l'occhio al primo cliente che decideva di possederne una.


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Inizialmente avevo un piccolo ufficio dove mi prendevo cura delle incombenze che avessero attinenza con la produzione.
12 ore che passavano in fretta solo quando c'era molto da fare.
Il ritorno a casa era stremante. La folla nei mezzi era sempre alta, colma di tutti i lavoratori che, come me, avevano fretta di tornare a casa tra gli altri impegni che puntualmente bisognava affrontare tutti i giorni. Tra marito, figli o genitori anziani si andava a dormire presto, pronti a ripetere all'infinito gli stessi movimenti anche nei giorni successivi.
Nel mio caso, siccome vivevo sola, mi concedevo quasi ogni sera un bagno caldo. Tra profumi e fumi provavo a rilassarmi a modo mio.
Il mio desiderio più grande era quello di poter guidare macchine da corsa.
Quindi cercavo di essere sempre informata su tutto ciò che riguardasse quel mondo.

Come vi ho già detto vi furono promozioni e con il conseguente aumento di stipendio potevo finalmente permettermi tanto. Una casa nuova tutta mia, svaghi di ogni genere, macchine potenti.
Avevo tanti amici e conoscenti, molti per lavoro. Avevo ormai una vita colma e bella.
Inoltre non ero sola.
Durante i corsi interni che avevo sostenuto nell'azienda, mi ero anche innamorata.
Un uomo davvero speciale. Anche in questo sono stata fortunata.
Un insegnante molto facoltoso che mi aveva rubato mente e cuore.
Accadde in modo molto equilibrato, senza fretta.
Sorrido quando penso al come si elaborano certi avvenimenti.
Lui era lì come insegnante. Laureato in ingegneria meccanica cercava di far apprendere a noi, suoi studenti, tutto ciò che comprendeva la meccanica, dai materiali agli elementi costruttivi fino all'assemblaggio.
Mi ricordo di piccoli episodi.
A volte, mentre ero in aula, mi cadeva sempre in terra la penna. Da grande imbranata qual ero mi accadeva quasi ogni giorno.
Pensate di sentire sempre quel piccolo rumore fastidioso mentre stai cercando di far capire qualcosa di grande importanza a tutti i presenti in aula, mi vien da sorridere.
Poi per l'imbarazzo non la raccoglievo fino alla fine della lezione.
Mentre ero intenta a ordinare le mie cose da riporre in borsa non mi accorsi di lui, mi sorprese.
Sì avvicinò per raccogliere la penna, me lo trovai così vicino al mio volto da farmi sussultare spaventata, ma non fu solo una questione fisica. Il mio cuore sobbalzò di più, ma al momento non ci feci caso.
Lui con il suo sorriso più bello mi sussurrò con ironia:
- Le penne dovrebbero stare sul banco. O perlomeno servono per scrivere.
Non risposi, presi l'oggetto incriminato e ricambiai con uno spontaneo sguardo torvo. Raccolsi le mie cose, educatamente salutai e corsi via.
Da quel giorno in poi ogni lezione era un continuo susseguirsi di sguardi e sorrisi ricambiati.
Lui era ed è un gran signore.
Fu solo alla fine del corso che m'invito a sorseggiare un caffè insieme. Da allora non ci siamo più persi di vista.
Innamorati alla follia abbiamo scelto, dopo tanta indecisione da parte mia per colpa del mio lavoro, di sposarci. Un matrimonio semplice, raccolto e molto elegante da svolgersi in una chiesetta sulle Alpi. Ebbene sì, lontano dal grigiore cittadino, lontano da lusso e sfarzo inutili. La passione per lo sci ci ha sempre accomunato. Era quello il posto ideale.
Il giorno in cui seppi di strani accadimenti lontano dal nostro mondo e dal nostro stato ero in un negozio per neonati. Strano ma il mio divertimento più grande era quello di ammirare tutti quei vestitini, scarpe e accessori vari, immaginando un giorno di poterli comprare e farli indossare al mio ipotetico nascituro. Il sogno di ogni donna che si rispetti ovviamente.
Un virus mortale che non aveva cura stava per divulgarsi in un piccolo stato.
Sembrava strano e al momento neanche ci feci caso.
- Sarà una delle tante bufale. - pensai.
I giorni continuarono tranquilli.
Oramai mi stavo organizzando per il prossimo matrimonio.
Ma tutto stava per cambiare.
La realtà stava per spazzare via i desideri e progetti di chiunque.
La cosa più spaventosa era la velocità. Incominciammo a vedere scene fuori da ogni immaginazione.
Il virus si propagava in modo impressionante. Sì poteva guarire ma potevamo essere contagiati tutti.
Il rischio grande faceva agire in maniera irrazionale. Le misure precauzionali come chiusure di centri di aggregazione, esercizi commerciali, luoghi di culto, avevano reso le nostre città invivibili. Per strada poca gente, i mezzi pubblici, prima stracolmi di gente ora viaggiavano semivuoti. Assalti ai supermercati che svuotati sembravano fantasmagorici. La borsa stava crollando, le aziende chiudevano. Purtroppo anche la mia.
Era mio il compito quello dei licenziamenti. Uno strazio. Amici colleghi che in lacrime non sostenevano il peso di ciò che stava accadendo.
Nonostante le dovute attenzioni e precauzioni il male attaccò anche me.
Ora vi racconto tutto ciò da un letto di ospedale.
Cosa si poteva fare. Il mio amore mi accudiva come meglio poteva.
Lui continuava a lavorare, non poteva starmi vicino.
Avevamo organizzato il nostro matrimonio nei minimi dettagli.
Amavo da sempre i ranuncoli. La chiesa doveva essere adornata da questi meravigliosi fiori, come anche il mio mazzolino da sposa, ranuncoli e viole profumate.


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Immagino la gente che ora ha solo paura. Sì rinchiude in casa con la speranza di non contrarre il virus. Come dargli torto.
Dicono che in tanti si salveranno. Ma intanto sono sola, in questa stanza, sì luminosa ma sola. Un telefonino sempre acceso che squilla in continuazione. Mi amano tanto e questo mi conforta.
Non so se sopravvivrò, ecco perché scrivo questo piccolo appunto di memoria.
Lo lascio a chi mi ama e a chi mi ha amato perché desidero infondere loro coraggio.
Sappiate che vi adoro. Non voglio che stiate male per me.
Anzi, se dovessi andare via lottate con tutte le vostre forze per sopravvivere, come faccio ora io. Non mollate e se potete organizzatevi per raccogliere fondi affinché tutto ciò non esista più. La medicina deve essere il primo interesse, qualcosa da sostenere oltre l'impossibile.
Credo che se invece dovessi guarire, avendo un cospicuo patrimonio, creerò una grande associazione di ricerca. Chissà se ne sarò capace. Credo di sì, sono comunque una staccanovista e un pozzo di idee. Inoltre ho un valido aiuto nel mio lui.
Ora vi lascio. Vi ringrazio. Non mollate mai.

Pia

Commenti

  1. Ciao Pia, grazie per il tuo gentile commento e buona giornata. Luigi

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    1. Ciao Luigi carissimo. Grazie a te di essere passato e di aver ricambiato. Un forte abbraccio!

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  2. Un racconto che senz'altro finirà nel miglior modo possibile, ne sono certa. Brava Pia. Buon pomeriggio.
    sinforosa

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    1. Dobbiamo esserne certi! 😀
      Grazie Sinforosa, faccio del mio meglio. Notte serena, ciao.

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    2. Davvero una bella storia avvincente. Bravissima. Ne usciremo Pia, e tutto tornerà alla normalità.
      Un abbraccione, Stefania

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    3. Grazie di cuore Stefania.
      Sì, ne usciremo e speriamo al più presto.
      Abbraccio forte a te. 😙

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  3. Il quadro è bellissimo, anche il racconto. Un abbraccio.

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    1. Sono due acquerelli su carta, fatti al momento insieme al racconto ieri mattina. Grazie Mariella! Un grosso smaaack!

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    2. Ciao Pia, racconto favoloso e e spero anch'io che il corona virus possa eesre debellato. Ritengo sia la peste del XX secolo. Ai tempi del medioevo restava limitata per mancanza di connessione tra i territori, ma oggi, tra treni, aerei, automobli ecc la cosa diventa mondiale. Speriamo bene. Complimenti anche per gli aquarelli e mi piacerebbe molto avere una vettura come quella disegnata. Buona domenica.

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    3. Carissimo Elio! Mi fa piacere che ti sia piaciuto il mio racconto.
      Difficile non pensare a ciò che sta accadendo. Ho cercato qui di esprimere le sensazioni a modo mio.
      Oggi si propaga velocemente ed ovunque ma abbiamo maggiori protezioni, forse possiamo difenderci meglio, almeno credo. Speriamo bene.
      Grazie...ahahahahah...anche a me piacerebbe...😁
      Buona Domenica a te!

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  4. Cara Pia mi hai preso per un quarto d'ora con tornare indietro per rileggere con più. Io sono lontano dalla zona rossa mezza pianura Padana . gli appennini e una vallata ma per i cretini che non rispettano le quarantene non c'è limite. Te parli della pesta del XX secolo ma siao solo all'inizio io direi: - l'ardua sentenza ai posteri o viceversa. Si consiglia alcol per le mani ma preferirei per bocca per chi è un gran chiaccherone. Buon fine settimana.

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  5. Caspiterina che onore! Tenerti lì a leggere per un quarto d'ora non è da tutti. 😁
    Grazie Andrea mi hai fatto un complimento speciale. 😘
    Forse voi riuscirete a superare senza danni il problema virus. Lo spero con tutto il cuore, anche per noi ovviamente.
    Alcool di ogni tipo, disinfetta e fortifica, soprattutto per bocca. 😂
    Poi se la gente chiacchiera ancora meglio, sai quante storie vengon fuori? 😁
    Ti abbraccio fortissimo e buona Domenica. Ciao!

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  6. Quanto hai scritto mi ha incollato gli occhi , e l'ho letto tutto d'un fiato . C'è sempre una speranza per lei e per noi tutti , non bisogna mollare mai.
    Complimenti per gli acquerelli , sono splendidi cara Pia.

    Una buona Domenica ed inizio Marzo , con un grande abbraccio.
    Rosy

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    1. Caspiterina mi fa piacere ciò. Grazie Rosy. Il divertimento più grande? Disegnare.
      Bacio e buona Domenica e primo Marzo a te!

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