Chi mi segue

Scelgo te



Le idee. Una fucina d'idee che ogni giorno affollano la mia mente.
Il problema è selezionarle e metterle in pratica.

Avevo sempre cercato di farle uscire fuori ma non ne avevo mai avuto la possibilità.

Ed ecco la giusta occasione.

Si presenta in un giovane spavaldo, dall'aspetto fintamente trasandato con un berretto caldo in testa ed un maglione di due taglie più grande di lui.
Faceva freddo e non capii come facesse a supportarlo coperto in quel modo. 

Lui notò il mio sguardo.
- Non sento freddo, sto bene - disse.

Lo guardai stupita.
- Come fai a saperlo...scusami non dovevo. 

- Non preoccuparti, hanno tutti lo stesso tuo sguardo, tra lo stupore ed il disprezzo...ma il tuo è più bello.

- Io sono Gérôme, ciao. 

- Ciao. 


Eravamo lì ad attendere un tram che due volte su tre saltava la fermata. 


Poi si voltò e, con mia grande sorpresa, tirò fuori una magnifica chitarra. 

Iniziò a suonare strani melodie che non conoscevo ma molto belle e nuove, con suoni e tempi particolari. 
Era bravissimo. 
Ascoltai quasi rapita. 

- Suoni da molto? - chiesi timidamente. 

- Sì, da quando ero piccolo. 
La chitarra é del mio papà che me la regalò prima di andare via. Avevo 6 anni. Lui era molto malato e mi disse che questa era la cosa più preziosa che avesse. Se fossi stato capace, mi avrebbe portato molta fortuna. 
Non ho avuto tale fortuna ma questa è la mia vita, preziosa anche per me che suono in strada per diletto. Mi rende sereno e felice, nonostante le mille difficoltà. 

Parlammo a lungo, il tram non arrivava e si fece sera. 

Gli dissi di chiamarmi Sara. 
Non capii mai perché gli raccontai tante cose su di me. Di solito ero schiva e non parlavo mai con nessuno. 
Gli dissi anche di amare scrivere e che avevo testi per canzoni ma che non sapevo suonare, nonostante conoscessi la musica. 

E tutto nacque così, in gran semplicità. 
Tra suoni di clacson e persone che affollavano la strada intorno a noi. 

Il tram arrivò per me. 
Salii e ci promettemmo di rivederci.  

In quel garage, ogni pomeriggio di un Lunedì, riuscimmo a creare cose meravigliose. Le mie parole si unirono alle sue note come un cristallino ruscello che scorre senza tempo né luogo. 

Ci siamo scelti, ora eravamo pronti. 
E lui mi dette coraggio. 



Immagine dal web 


Conoscevo qualcuno che avrebbe potuto aiutarci ed era mio nonno. Non lo vedevo da tanto tempo. I miei non volevano che lo andassi a trovare. 
"Quanti sbagli si fanno nella vita" pensai tra me e me. 
Così mi feci coraggio e senza dir nulla a Gérôme, né tantomeno ai miei, andai alla casa discografica che lui dirigeva. 

Mio nonno fu così felice di vedermi. 
Aveva le lacrime agli occhi ma si sforzò di non mostrarmelo. 

Senza tanti giri di parole gli mostrai ciò che col mio amico avevamo fatto. 
Mi promise di ascoltare tutto ma senza illudermi minimamente, anzi, sembrava quasi non credesse in ciò che di lì a poco scoprì. 

Andai via e continuammo a vederci io ed il mio amico, che nel frattempo divenne qualcosa di più. 

Tornai, come sempre, a casa la sera tardi. 
I miei lavoravano tutto il giorno ed io tra studi e lavoretti saltuari non ero mai lì. 

Così trovai mia madre in lacrime. 
Ma erano lacrime strane, tra la sorpresa e lo sgomento, con un pizzico di gioia. 

Stupita le chiesi: 
- Cos'è accaduto? Qualcosa non va? 

- Siediti cara. 

Mi raccontò di come mio nonno, suo padre, l'avesse chiamata. 
Avevano avuto una lunga discussione ma ciò aveva permesso di chiarirsi. 

Anche mio padre, di solito molto loquace, assentì senza dire nulla. 

Il nonno aveva chiesto scusa a sua figlia, dopo tanti anni. 

Un giorno lo vidi davanti all'uscio di casa. 
Voleva entrare ma non trovava il coraggio. 
Allora lo presi per mano e lo feci entrare in casa. 
Mia madre lo vide, si fermò e dopo qualche istante corse tra le sue braccia. 

Nella vita accadono tante cose, belle e brutte ma l'orgoglio distrugge i mille propositi migliori. 
Poi succede qualcosa. Ed è allora che l'istante deve essere colto al volo. Non farselo sfuggire. 
Così fu per noi. 

Il mio desiderio e la mia fucina, chiamata mente, avevano trovato il coraggio di fare qualcosa d'inconsapevolmente grande. 

Mio nonno aveva ascoltato le nostre canzoni. 
Ne era entusiasto e volle conoscere Gérôme. 

Divenimmo il più grande duo musicale. 
Conosciuto ed amato in tutto il mondo. 
Le mie idee furono tante ed inesauribili e la casa discografica seppe gestirle molto bene, anche grazie all'immenso talento del mio, ormai, marito. 

Scommetto che anche il suo papà ci sta guardando e sorride da lassù. 
Sembra quasi di sentire la sua voce: 

- Lo sapevo! Bravo il mio Gérôme! 



Pia 



Immagine dal web 

Commenti

  1. Le idee sono così: hanno bisogno di chi le sviluppa, ma hanno bisogno anche di un ottimo momento.
    E nascono quindi i duo migliori del mondo.

    Moz-

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    1. Concordo Miki, più una dose di coraggio non indifferente. Grazie e ciao!

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  2. Risposte
    1. Più il coraggio e la forza di volontà. Grazie Mari, bacio.

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    2. Un gran bel racconto semplice come tutte le cose veramente belle. Brava tu. Però mi è sorto un dubbio: stai parlando di tuo nonno veramente? È un bel ricordo oppure te lo sei inventato? e se fosse vero saresti tu e tuo marito il duo famosissimo di cui parli?
      Il dubbio c'è, mi aiuti a scioglierlo, o ti rifiuti come hai minacciato di fare?

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    3. Grazie Vincenzo! E grazie delle domande. Comunque, la risposta che non ti dovrei dare (eheheheheh 😉) è unica. Si tratta di una storia completamente inventata. Bacio!

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  3. Mi sembra la trama di un film...tuttavia complimenti alla sceneggiatrice ;)

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    1. Grazie Pietro! Detto da te è un grande complimento (forse immeritatato). Abbraccio!

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